13 maggio 2018: Scacchi al Memorial Pappagallo     

13 maggio 2018: Scacchi al Memorial Pappagallo     

di Andrea Bruni

Può sembrare strano ma a Roma è possibile ritrovarsi in uno scenario storico della città e poter sperimentare gratuitamente pratiche sportive con la guida di un insegnante esperto. È successo domenica 13 maggio nello stadio delle Terme di Caracalla invasa di tatami per le arti marziali, di palchi per la danza, spazi per le attività olistiche, porte per giocare al calcio, tavoli e sedie per gli scacchi. Il C.S.E.N. di Roma, per il secondo anno consecutivo ha voluto ricordare, con una festa dello sport, il suo Presidente Mario Pappagallo scomparso precocemente per una malattia nel 2016. Più che nella prima edizione, dello scorso anno, gli scacchi hanno avuto uno spazio di rilievo. Infatti, pur essendo una nuova disciplina inserita nel panorama C.S.E.N., ha raccolto l’adesione di adulti appassionati, giovani e giovanissimi provenienti dai corsi organizzati dalla Scuola Popolare di Scacchi di Roma, il cui Presidente Massimo Carconi si è personalmente impegnato per l’avvio del settore Scacchi CSEN. Purtroppo, non tutti i Circoli affiliati sono riusciti ad essere presenti, a causa delle numerose iniziative di scacchi svolte in contemporanea nella giornata in città, ma per coloro che si sono ritrovati allo Stadio delle Terme, è stato possibile sfidare in simultanea il sempre simpatico e accogliente Maestro Fide Mario Sibilio che in più turni ha incrociato i “pezzetti di legno” con i presenti, su quindici scacchiere, portandosi a casa quindici vittorie come da pronostico; riscattando con successo l’esperienza della prima edizione nella quale aveva lasciato un punto per merito del nostro Pedrinzani, quest’anno assente. Nulla hanno potuto Carconi, Peccheneda, Pardo e gli altri giovani partecipanti contro il Maestro, in ottima forma, che nel pomeriggio, forse a seguito dell’entusiasmo, è andato a vincere il torneo in programma all’Accademia di Scacchi. L’unico sfidante che ha dato del filo da torcere al Maestro è stato il promettente Giovannelli che come sempre con carta e penna si è seduto al tavolo con serietà e ha costretto Sibilio ad un finale torre e pedoni per “nulla semplice” come ha dichiarato alla conclusione il vincitore. Nel frattempo, giocando con un giovanissimo principiante dei corsi della Scuola Popolare, Sibilio ha dato spazio ad attività formative alternando il gioco con bianchi e neri, fornendo al giovanissimo Marco uno studio di scacchi sicuramente per lui indimenticabile. Così mentre tutto intorno la festa si concludeva con premiazioni, lancio di palloncini, staffette di corsa tra i partecipanti dei vari sport, massaggi e riflessologia plantare, l’unico stand ancora aperto ed in piena attività, con il gioco libero, era quello degli scacchi che ha proseguito fino all’ultimo minuto possibile, dimostrando ai presenti quanto questo sport sia così coinvolgente da trasformare il passare del tempo in una dimensione astratta. Solo l’addetto all’impianto è riuscito a far uscire dallo stadio, per ultimi, gli scacchisti che si sono salutati nello splendido scenario del Centro di Roma con un cielo limpido che ha accompagnato la giornata e consentiva di vedere il Cupolone dal Circo Massimo. La Presidente CSEN Roma Zecchetti ci ha confermato l’”arrivederci all’anno prossimo perché in questo modo che vogliamo ricordare un grande Uomo di Sport e Cultura come Mario Pappagallo”. Noi possiamo solo aggiungere che ci saremo ancora, con uno stand più grande e con più scacchiere, per consentire la partecipazione a più giocatori e più circoli e augurandoci che il maestro Sibilio sia ancora dei nostri per una simultanea che potrebbe diventare una tradizione negli scacchi romani.

Scacchi a Regina Coeli: Davide Cocco racconta… 

Scacchi a Regina Coeli: Davide Cocco racconta… 

        a cura di Paolo Pellegrini

 

Da novembre a marzo scorso, il nostro socio Davide Cocco, professionalmente ingegnere ma anche Istruttore di Base FSI, ha tenuto un corso di scacchi, organizzato dal Comitato Regionale Lazio, nel carcere romano di Regina Coeli. Gli abbiamo rivolto alcune domande, perché si tratta certamente in un’iniziativa interessante che è bene divulgare.

 

D: Davide, raccontaci la tua esperienza

Ho avuto l’opportunità di tenere un corso di scacchi nel carcere di Regina Coeli, in una sezione che conteneva per lo più detenuti per reati di spaccio e rapina. Il corso si è tenuto da novembre a marzo. Ho avuto fino a un massimo di 16 studenti, di età compresa tra i 20 e i 40 anni.

 

D: Sapevano già giocare? Sei partito dalle basi? Quanto durava la lezione?

La lezione durava 90 minuti. Su 16 persone forse solo 3 o 4 sapevano cosa fosse un cavallo. Molti erano stranieri, alcuni non parlavano italiano.

Sono partito da cenni storici, curiosità, per tentare di catturare la loro attenzione, continuando con spunti volti a convincerli su quanto potesse essere utile il gioco degli scacchi. Solo quando ormai erano attenti e visivamente interessati, ho iniziato a spiegare quale fosse il ruolo dei diversi pezzi.

La mia impressione è che all’inizio probabilmente quasi nessuno fosse davvero interessato ad esser li. Quindi il primo approccio è stato un po’ particolare: 16 persone all’interno di una stanza adibita a contenerne la metà, ad esser ottimisti.

Pochi minuti dopo esser entrato in questa “angusta” cella, l’operatrice mi ha lasciato solo con loro che, per i sopracitati problemi di spazio, non potevano far altro che stare, in parte, in piedi davanti e dietro di me.

Dunque, come accennavo, il primo approccio è stato davvero particolare.

 

D: Che dotazione avevi? Ma avevi una scacchiera murale? Loro avevano i pezzi davanti?

Il primo giorno avevamo solo i pezzi, ma non per tutti. Dal secondo giorno abbiamo avuto la scacchiera murale e tutti avevano i pezzi davanti. La lezione era dedicata quasi per intero alla teoria. Gli allievi sono diventati ben presto molto curiosi e volevano imparare il più possibile. Sono state comunque lezioni molto interattive. A volte passava qualcuno della Polizia penitenziaria a seguire un po’ di corso…

 

D: Tra un incontro e l’altro ti riferivano che avevano giocato?

Si, mi raccontavano delle loro partite e mi chiedevano consigli. Sono passati da non conoscere il movimento dei pezzi, o comunque dal conoscerlo poco e niente, a giocare probabilmente come dei giocatori che potrebbero ambire a diventare classificati. Mi sono stupito di come abbiano assimilato rapidamente!

 

D: Rosicavano quando perdevano?

Si, a volte nemmeno poco!

 

D: Sei stato soddisfatto di questa esperienza? E gli allievi?

Io sono stato molto soddisfatto. Anche i partecipanti sono stati contenti. Hanno chiesto di continuare le lezioni o di riprenderle quanto prima, non sono mancate, inoltre, diverse richieste di materiale e suggerimenti per continuare autonomamente lo studio degli scacchi, in attesa di un secondo corso. Si è anche creato un rapporto di confidenza. Ho raccolto le loro esperienze di vita e spero di aver contribuito ad aprire una nuova prospettiva nelle loro vite, per quando potranno uscire.

 

D: Lo rifaresti? Ti sembra un’iniziativa utile per i detenuti?

Gli aspetti logistici si possono migliorare, ma l’esperienza è stata più che positiva. Sicuramente da ripetere!