Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo la testimonianza di Rita Valentini
E’ terminato il secondo anno di corso di scacchi per mio figlio 10 anni con autismo senza compromissione cognitiva.
L’anno scorso aveva seguito insieme ad un bambino coetaneo con la stessa condizione, mostrando molti progressi nel corso dell’anno.
I due bambini avevano imparato le regole base immediatamente alla prima lezione: posizionamento della scacchiera e dei pezzi su di essa, nomi e movimenti dei pezzi, raggi di azione , valore e potenzialità senza nessuna difficoltà né esitazione.
All’inizio mio figlio giocava muovendo solo uno scacco alla volta non esponendo un secondo pezzo se il primo non era perso, ciò perché per lui era estremamente difficile controllare il movimento e le posizioni di più pezzi contemporaneamente, questo era dovuto per lo più alla sua estrema attenzione per i dettagli che gli creava difficoltà nel controllare la globalità della scacchiera. Nel corso dei mesi, con la guida e i suggerimenti del maestro Paolo Andreozzi, ha iniziato ad utilizzare prima due pezzi e poi via via tre, quattro contemporaneamente, controllandone la posizione sulla scacchiera, la relazione con i pezzi avversari e un primo abbozzo di cooperazione tra due. Cosa rimarchevole considerando che si parla di bambini con autismo quindi con un debolezza nella teoria della mente.
Sempre tenendo presente questa caratteristica di base delle persone con autismo è interessante sottolineare che all’inizio i due bambini giocavano l’uno di fronte all’altro consapevoli della presenza dell’altro, ma senza considerare le intenzioni reciproche; avendo chiaro che lo scopo del gioco è dare scacco matto al Re avversario, ma non concependo la necessità di considerare nel proprio gioco quello dell’altro. Con il tempo guidati e incoraggiati dal maestro inizialmente solo a prestare attenzione alle mosse avversarie, poi pian pano a chiedersene il motivo, infine a valutarne la potenzialità sul proprio gioco e a tenerne conto nella mossa successiva. In questo modo, del tutto naturalmente e divertendosi, i bambini si sono esercitati nel leggere e comprendere le intenzioni dell’altro e ad adattare la loro reazione in risposta ad esse.
Sempre incoraggiati dall’insegnante, sperimentando delle varianti del gioco, si sono esercitati nella collaborazione per la vittoria.
Visti i progressi e l’entusiasmo del bambino, abbiamo quest’anno ripetuto l’esperienza lavorando però per ampliare il gruppo e aprendolo anche a bambini a sviluppo tipico. Abbiamo formato un gruppetto di tre bambini che sono stati uniti ai tre iscritti al corso del centro che ci ospitava. Gli altri due bambini del gruppo, pur non avendo mai frequentato un corso conoscevano le regole base del gioco.
La lezione aveva una durata di un’ora e trenta e rispetto all’anno precedente il corso è stato più tecnico.
I bambini hanno seguito con costanza e con impegno e, sebbene avendo costituito un gruppo così eterogeneo non si sia potuto dedicare specifiche attenzioni e tempo alla relazioni e alla socialità come nell’anno precedente, del tutto naturalmente si è costituito un gruppetto affiatato che si è divertito a giocare e ha fruttuosamente imparato. Tutti i bambini sono in grado di giocare una partita con sufficiente competenza, sanno leggere e scrivere le mosse, risolvono problemi di scacchi anche di tre mosse e più. Hanno una discreta capacità di gestire la frustrazione che inevitabilmente nasce dal perdere una partita, chi più chi meno sono anche capaci di autocritica che permette di apprendere dagli errori.
Hanno tutti imparato a salutarsi all’inizio di una partita e a ringraziare alla fine indipendentemente dal risultato nell’ottica del gioco come divertimento.
Ho visto i bambini giocare con altri bambini anche al di fuori del contesto classe divertendosi.
Va sottolineato che non ci sono stati problemi di integrazione di nessun tipo e i bambini hanno giocato e scherzato anche al di fuori della lezione.
Hanno creato un simpatico spirito di gruppo, hanno cercato sinceramente di aiutarsi e supportarsi durante tutto il corso nonostante ci fosse tra loro una leggera competizione per mostrare la propria bravura che si manifestava essenzialmente in commenti per lo più spiritosi durante le partite. La mia sorpresa è stata quella di scoprire che questo spirito “goliardico” aveva contagiato anche mio figlio, altro effetto positivo inatteso.
Infatti mio figlio è riuscito a relazionarsi con tutti i bambini del gruppo, a ben integrarsi, a scherzare e a giocare con gli altri durante e al di fuori delle lezioni e a stringere delle amicizie che proseguono anche a corso terminato. Già questo da solo è un risultato straordinario, frutto di un lavoro costante e integrato portato avanti in questi due anni su più fronti e in tutti gli aspetti di vita del bambino e nel quale il corso di scacchi, sotto la sapiente, competente e attenta guida del maestro Andreozzi, è stato di rinforzo e notevole bacino di sviluppo.
Dal punto di vista tecnico è molto migliorato, questo gli ha permesso di riuscire a terminare le partite anche con delle vittorie producendo degli effetti benefici sulla sua autostima.
Il gioco gli ha fornito la possibilità di esercitarsi nel comprendere le motivazioni e le intenzioni dell’altro, in un contesto ludico e amichevole in rapporto 1 a 1, ma anche di apprezzare i risultati di un gioco di squadra quando dovevano collaborare ad esempio giocando in due contro il Maestro.
La consapevolezza di riuscire e la competenze acquisite gli hanno permesso di affrontare le sconfitte senza sentirsi eccessivamente frustrato, ma riflettendo sulle ragioni del “fallimento” per cercare di correggersi.
E’ molto bravo nell’individuare le sequenze per dare scacco negli esercizi che gli vengono proposti, al contrario nel medio gioco ha più difficoltà, costruire una strategia gli è ancora difficile e tende ad avere un gioco molto conservativo.
Ha imparato facilmente le notazioni per poter trascrivere o leggere una partita di scacchi ed ora è perfettamente in grado di utilizzarle.
Ha fatto esperienza di partite a tempo con l’uso dell’orologio, questo ci ha dato e ci darà l’opportunità di farlo esercitare spontaneamente e con una forte motivazione sulla gestione del tempo.
La sua capacità di “leggere” le intenzioni dell’altro e di adattarsi è molto migliorata, anche questo un notevole risultato preparato su più fronti per lungo tempo e manifestato spontaneamente in ambito di gioco.
Allo stesso modo abbiamo visto manifestarsi una spontanea empatia per i compagni in difficoltà a cui si è spinto in alcune occasioni a dare consigli “tattici”.
All’interno delle lezioni, con la disponibilità e la collaborazione del Maestro, ha potuto persino esercitarsi nel prendere appunti: operazione per lui affatto banale, la cui descrizione meriterebbe un capitolo a parte.
Nel complesso una esperienza positiva e molto fruttuosa sotto diversi aspetti che speriamo di proseguire ed espandere.
Un sincero ringraziamento a quanti hanno collaborato alla realizzazione di questo piccolo progetto: il Maestro Paolo Andreozzi della Scuola Popolare di Scacchi, La Fondazione Una Breccia nel Muro che lo ha patrocinato, l’Associazione Insieme per Fare che ci ha ospitato, il Gruppo Asperger Lazio O.D.V. che ci ha supportato e tutti i genitori che si sono impegnati ad accompagnare e magari aspettare per due ore ogni venerdì per mesi i bambini.