a cura di Chiara Colucci
Non è nuova l’affermazione che le scuole siano il punto di partenza per costruire il futuro della società. Non occorre neppure ribadire quanto sia importante promuovere ed incoraggiare le iniziative educative nelle stesse. Presenterò pertanto un esempio virtuoso a questo proposito: il torneo di scacchi al liceo scientifico Tullio Levi Civita, che si è tenuto il 4 di questo mese.
La competizione era aperta a tutti gli studenti, senza distinzione di età o di genere, di esperienza nel gioco o di voti a scuola. Dietro l’apparenza di un evento sportivo come tanti si cela, però, un’attività dall’incredibile valore educativo.
Gli scacchi, infatti, sono uno sport che è corretto definire come straordinario sia nel significato comunemente attribuito di “splendido” sia in quello etimologico di “fuori dall’ordinario”. Invero, a differenza della stragrande maggioranza delle discipline, la legge del più forte cede qui il passo a quella del più astuto. Per altri sport sono richiesti molti muscoli ma qui basta solo il più importante. Gli scacchi, poi, aiutano ad essere più efficienti e profittare di più nella scuola o nel lavoro; richiedono infatti competenze come la concentrazione, la gestione dei tempi, il problem solving ed il controllo emotivo. A tutti i vantaggi sopra elencati, che sono di ordine pratico, il gioco degli scacchi affianca delle importanti lezioni di vita, poiché è portatore di valori che dovrebbero essere alla base di una cittadinanza attiva e consapevole. Difatti gli scacchi incoraggiano una sana competizione ed uno spirito democratico, che non tiene conto di differenza alcuna. Quando ci si siede davanti ad una scacchiera, dopo aver stretto la mano all’avversario, il nemico diventa non più l’altra persona ma il colore opposto sulla scacchiera. Al “bianco in moto” si interrompe il contatto visivo con l’altro per portare attenzione alla partita; questo significa che gli avversari sono alla pari poiché poco cambia se si ha davanti un uomo o una donna, un connazionale o uno straniero, un amico o un rivale. Negli altri sport, invece, questa parità non è mai totale. Il più pregnante esempio è che le categorie maschili e femminili sono, per forza di cose, separate. È impensabile, infatti, che un uomo e una donna possano avere la stessa possibilità di raggiungere uguali risultati nella corsa, o che un giorno una squadra maschile di calcio si veda giocare contro l’omonima femminile. Negli scacchi queste differenze, che la natura ha disposto, perdono di rilevanza. In fondo, poi, il gioco in sé riflette un po’ la vita reale: bisogna concentrarsi sul proprio obiettivo, sperimentare strategie imparando dai propri errori e, all’occorrenza, essere disposti a fare dei sacrifici. È per queste ragioni che, pur non essendo un’eccellenza, partecipo da tre anni ai tornei studenteschi di scacchi, consigliandoli spesso come esperienza a molti amici. Sono poi, per le stesse ragioni, convinta fermamente che si debba dare più importanza agli scacchi come sport, poiché agli altri sport non ha nulla da invidiare, anzi, può solo insegnare.
Chiara Colucci (4A)