Chiusa con successo la terza edizione del Festival Internazionale Roma Città Aperta.
a cura di Andrea Giovannelli
Lasciata Vignola, siamo a Roma, una delle città più belle del mondo. In particolare ci troviamo al Pigneto, quartiere multiculturale, cambiato molto negli ultimi anni e che oggi è un quartiere giovane e trendy. Location ideale del Neorealismo, fu girato qui “Roma città aperta” di Roberto Rossellini. E il nome di quel film dà il nome a un Torneo internazionale di scacchi giunto quest’anno alla terza edizione. Il Torneo di scacchi più importante a Roma oggi.
Sembra ieri che si era concluso il mio ultimo turno, Open C, sconfitto da Riccardino Grammatico, dopo più di quattro ore di gioco. Il primo torneo ufficiale della mia vita. Da allora ho giocato qualche altro torneo, ho conosciuto meglio gli amici della Scuola Popolare di Scacchi, condividendo con alcuni di loro molti momenti di puro divertimento come il Campionato Italiano a Squadre. Nel corso di questi mesi il rimpianto di aver ripreso a giocare dopo troppi anni di pausa si è accresciuto nel momento in cui mi rendevo conto che mai più avrei potuto conoscere uno dei protagonisti di questo mondo. Ed era scontato che Massimo Carconi, motore della macchina organizzativa del Torneo, presidente della Scuola Popolare di Scacchi, ne ricordasse la figura nel discorso inaugurale; non solo perché Remo Sayour era stato uno dei componenti della compagine arbitrale nella scorsa edizione del Torneo. Remo Sayour, arbitro, instancabile organizzatore di tornei, giocatore; persona che si distingueva per le non comuni doti di gentilezza d’animo, disponibilità e signorilità, ci aveva lasciati nel settembre scorso lasciando un vuoto non colmabile in coloro che avevano avuto la fortuna di conoscerlo. Tutto questo io non lo sapevo ma lo apprendevo assistendo, ammirato e anche un po’ stupito, alle innumerevoli testimonianze di affetto rivolte nell’imminenza della tragica notizia. Nel ricordo commosso, affiancavano Massimo sul palco Luigi Maggi, presidente regionale della FSI, e Giampiero Cantarini, presidente regionale CSEN.
Con questo doveroso omaggio aveva così inizio il 2 dicembre scorso – in una elegante sala dell’Hotel Eurostars Roma Aeterna – la terza edizione dell’International Chess Festival “Roma Città Aperta”. Tra i partecipanti molti volti noti dello scacchismo romano. Tra i giocatori della massima serie Marco Corvi, Mario Sibilio, Alessandro Della Corte, solo per citarne alcuni. Molti gli stranieri. Tra questi un aficionado del Torneo: Alan Beshukov, giocatore solidissimo, per la terza volta qui al Festival. E ovviamente molti della Scuola Popolare. Squadra arbitrale composta da Piero Arnetta, Giuseppe Buonocore, Paolo Olivo e dal nostro Paolo Andreozzi.
La buona sorte non mi aveva accompagnato nell’accoppiamento del primo turno. Con il Nero mi trovo ad affrontare Michele Blonna, giocatore che non ha bisogno di presentazioni. C’è un aspetto del gioco di Michele che avevo già avuto modo di notare in altre occasioni e che mi colpisce. Ci sono giocatori i quali, soprattutto in momenti di particolare tensione o quando vogliono intimidire l’avversario, muovono i pezzi con particolare veemenza fino anche a farli sbattere sulla scacchiera. Ecco, questo con Michele non accade. Michele tocca e accompagna il pezzo con leggerezza. E lo fa sempre, indipendentemente dalla posizione. Questo tratto ne caratterizza lo stile che non si limita, e non può limitarsi, a un fatto puramente tecnico. E così, giocando con tocco leggero una variante della Siciliana aperta, Michele consolida placidamente la posizione fino ad arrivare alla 23-esima mossa, quando, con un semplice tatticismo (semplice per lui, non per me), guadagna un pedone. Quello che accade dopo appare essere solo ordinaria amministrazione. Alla 37-esima abbandono in posizione disperata. «Sei stato bravo» mi dice. Lo ringrazio, so che è sincero.
Il modo di toccare e muovere i pezzi da parte di Michele ci ricorda che gli scacchi è un gioco dove il “gesto” è parte integrante dello “spettacolo”. Le movenze, gli sguardi, la postura ci consegnano una lettura più ampia su quello che è lo stile di un giocatore.
Penso a questo osservando Marco Corvi. Giocatore che alterna una intensa attività di istruttore ai tornei dove, dice, “si rilassa”, Corvi a Roma, in Italia, è sinonimo di scacchi. Anche qui, il “gesto”. È raro trovare Corvi ingobbito sulla scacchiera, con le mani sulla fronte; o accigliato. Spesso con busto eretto e fronte alta, a ricordarci che se a volte è necessario giocare su un solo lato della scacchiera, è opportuno guardarla sempre tutta; pronti a effettuare cambi di direzione. Facile a dirsi, molto difficile a farsi.
Si susseguono le partite, i turni. Vengono a fare visita amici e soci della Scuola, che per diversi motivi non hanno potuto o voluto partecipare al Torneo. C’è Davide Cocco, unanimemente considerato il più forte Non Classificato a Roma. Dotato di eccellenti capacità di calcolo, nei post partita viene spesso chiamato a fornire una “consulenza”. Quando passa al mio tavolo, lo guardo e penso: “Chissà che combinazione non sto vedendo”. C’è Giacomo Alessandrini, Candidato Maestro, di Ancona. Ragazzo affabile, sempre disponibile per le analisi indipendentemente dalla bravura del suo interlocutore. E poi ci sono, immancabili, i genitori dei più piccoli. A distanza di un anno ritrovo quelli di Giulia Maria Rossi, di Frascati Scacchi, che l’anno scorso mi aveva fatto passare un brutto quarto d’ora al quinto turno. «Mia figlia non vuole che mi avvicino quando gioca» mi dice il papà, e poi, orgoglioso: «Come diavolo fa a calcolare, solo lei lo sa». La mamma di Sharon Glover mi racconta dello sconforto della figlia dopo una grave svista.
“E già, sono bambini” dico tra me e me. Ma i bambini non sono tutti uguali: alcuni sembrano più grandi di altri. A questo penso vicino al tavolo 16, sesto turno Open A. Eva Stepanyan, classe 2005, con il Nero, sta affrontando Alessandro Della Corte. Tra loro ci sono circa 200 punti ELO di distacco, a favore di Alessandro. Arrivo che stanno giocando un finale di Donne e pedoni. Il Bianco ha un pedone in meno. Osservo la piccola Eva con una sensazione mista di ammirazione e inquietudine. Essendo la posizione complessa, almeno per me, cerco di cogliere nello sguardo di Alessandro qualche indizio sulla sua possibilità di pareggiare. Anche qui, il “gesto”. La Stepanyan gioca le mosse in sicurezza; a tratti alza lo sguardo per visualizzare le possibili varianti nella mente, come fanno i giocatori già a questo livello. Alessandro si alza più volte, forse in segno di nervosismo. Dopo aver condotto un finale in modo “fantastico” – questo mi dirà Alessandro nel post-partita – la piccola Stepanyan vince. Che partita ragazzi!
Ed eccoci alle battute finali. Ancora un’occhiata ai bellissimi libri Ediscere di Valerio Luciani; perché i libri di scacchi hanno una caratteristica che li accomuna forse solo ai libri di arte: sono tutti belli. E il solito dilemma interiore: “Questo lo compro? Ma se devo finire quello che ho preso l’anno scorso…”.
Siamo all’ultimo turno. Turno importante per chi punta alla vittoria o al podio, ma anche per coloro i quali, come me e Giuseppe Fanelli, sono insoddisfatti del proprio Torneo sin qui. Giuseppe è uno degli amici della Scuola Popolare. Lo aspetto in piedi; al suo arrivo ci abbracciamo. Sappiamo che comunque andrà sarà stato un piacere.
Giuseppe, professore di Matematica e Fisica, è un ottimo tattico, capace di soluzioni creative. Stiamo parlando di un giocatore che in uno dei turni precedenti ha sconfitto un CM dopo aver sacrificato un Cavallo. Se fosse un partita rapid o blitz, le mie speranze sarebbero ridotte al lumicino. Ma oggi so di avere una chance.
C’è da dire che la partita non era iniziata nel modo più piacevole. Stazionavamo a un tavolo posizionato in un angolo della sala, vicino a una uscita laterale. In quel momento alcune persone che parlottano nel corridoio attiguo ci provocano un certo fastidio. Dopo due o tre mosse, mi alzo ed esco. Chiedo di fare silenzio. Rientro e con una certa sorpresa vedo Giuseppe Buonocore, uno degli arbitri, in procinto di prendere l’orologio e i nostri formulari. «Vi sposto a un altro tavolo». Con un gesto di grande cortesia e buon senso, Buonocore, arbitro internazionale di grande esperienza – intercettato da Giuseppe – fa in modo di mettere a loro agio due suoi figli acquisiti, spostandoci in uno dei tavoli del Torneo A, il torneo dei campioni. Ci accomodiamo, e riprendiamo a giocare su una bella scacchiera in legno.
L’andamento iniziale della partita sembra seguire le previsioni. Interpreto male una Alapin e nel giro di poche mosse mi ritrovo con il Re sotto il fuoco di fila della gran parte dei pezzi avversari. C’è un momento in cui entrambi pensiamo che per il Nero sia finita. Accade però che nel momento cruciale Giuseppe manchi di coraggio. Tengo botta. Vado in vantaggio. A poche mosse dalla prevedibile conclusione accade l’incredibile. Devo decidere se giocare b2-b1 e promuovere così un pedone, oppure Tc2 in c1 con scacco. Dopo un paio di minuti mi decido. Agguanto la Torre in c2, la porto in c1 e … scacco? No: tolgo la Torre dalla scacchiera (!!) e … al suo posto piazzo una bella Donna Nera!! «Ma che fai?! Mossa irregolare!» mi dice un Giuseppe allibito. Guardo la Donna, ripenso alla mossa e dico: «Hai ragione, mossa irregolare». Sono scosso. Giuseppe comincia a ridere: «Dai ridiamoci sopra, ormai hai vinto». «Chiamo l’arbitro, hai diritto a due minuti di abbuono». «Non preoccuparti, dai, andiamo avanti» (ripeto correttamente la mossa). Tale è il mio sconcerto che non riesco a godere appieno della vittoria. Sono stato vittima di un blackout mentale che può essere esorcizzato solo condividendolo. E così farò subito in sala analisi raccontandolo a Fabio De Carlo, che scoppierà in una fragorosa risata insieme a me e a Giuseppe.
Il tempo di assistere a un finale lunghissimo tra Paolo Capitelli e Alex Moreto Quintana, vinto da quest’ultimo, e arriviamo alla conclusione di un bellissimo Torneo. Vince il Torneo A Yuri Solodovnichenko, GM, unico imbattuto. Il migliore degli italiani è Marco Corvi. Degne di nota le prestazioni delle giovanissime coetanee Eva Stepanyan e Machteld Van Foreest. Al B con una certa sorpresa dominano le Prime Nazionali. Nell’ordine: Vincenzo Carlomagno, Alessandro D’Angerio, Piercarlo Marincolo e Lorenzo Barca. Complimenti al nostro Ennio Paolo Pellegrini, classe 2005, che acquisisce meritatamente il titolo di Seconda Nazionale.
Un breve momento di gloria anche per me. Ricevo un premio come migliore under 1.600 nell’accoppiata Vignola-Roma, tornei gemellati. Un bottiglia di grappa Poli Due Barili, in cassa di legno. Un prodotto di assoluta eccellenza. «Sono contento che hai vinto» mi dice Carlo Alberto Cavazzoni, sul palco insieme a Massimo.
Massimo nel discorso di commiato segnala alcuni dati rilevanti: 189 iscritti partecipanti, il Torneo risulta quello con il più alto tasso tecnico medio di quelli disputati in Italia nel corso dell’anno; non solo: è il Torneo con il maggior numero di nazionalità presenti. Ci sono giocatori venuti persino dall’Indonesia. Roma è nei fatti per una settimana città di scacchi aperta al mondo. Sarebbe semplicistico e ingeneroso pensare che tutto questo sia potuto accadere solo grazie alle bellezze artistiche che ci circondano. Un evento di questo tipo è frutto di uno sforzo collettivo, durato quasi un anno di lavoro. Avevo lasciato Massimo a Vignola in dubbio sulla possibilità di organizzare la quarta edizione. Lo ritrovo oggi che riceve la terza norma di International Organizer perché, questa la menzione, “ha organizzato il torneo soddisfacendo tutti i requisiti di un torneo internazionale classificato dalla FIDE”. Stanco ma visibilmente soddisfatto, preannuncia alcune novità per il prossimo anno. Prima di chiudere il sipario però, dà appuntamento per chi è ancora non è sazio, a una grande reunion finale: un Torneo Blitz Fide di 9 turni in programma nel pomeriggio. Vincerà Mario Sibilio con una prestazione superba (8/9) superando due Grandi Maestri: Nikita Maiorov e Yuri Solodovnichenko.
E ora i ringraziamenti. A Massimo Carconi, Ivano Pedrinzani, Paolo Pellegrini, Paolo Andreozzi, i quali, con il supporto fattivo di Domenico Bonavena e Fabio De Carlo, hanno consentito la realizzazione di questo evento. In questo senso un ringraziamento particolare va al Centro Sportivo Educativo Nazionale che da tre anni sostiene il Festival; e agli sponsor: la Libreria-Caffetteria Todomodo, la macelleria F.lli Giovannelli, il Caffè Berardo, Edizioni Ediscere, Dar Ciriola, LE DUE TORRI, la Locanda del Buongustaio, l’Affittacamere Next Stop Roma. Grazie anche a Davide Conti, storico e consulente dell’Archivio Storico del Senato per la sua introduzione e presentazione del film “Roma Città Aperta”, in versione restaurata (una delle iniziative culturali collaterali in programma durante gli otto giorni del Festival) e grazie all’associazione Nonna Roma che l’ha proiettata.
Buone festività a tutti e arrivederci Roma!